Un po' di Storia
Il passato e la tradizione ci hanno consegnato l’arte dimenticata della tintura naturale, la scienza invece la possibilità di riportarla alla vita ed applicarla nella realtà di oggi.
Tra i molti doni che la Natura mette a disposizione della fantasia umana, i colori sono senz’altro il più immediato ed attraente. Sappiamo con certezza che sin dagli albori della civiltà ed in ogni angolo della Terra lo sfruttamento di questo dono ha accompagnato ogni espressione dell’artigianato e dell’arte.
Dalle primitive stoffe villanoviane alla porpora degli imperatori romani, dai panni fiorentini che finanziarono il Rinascimento alle vele genovesi che originarono il jeans, dalle divise azzurre della Grande Armèe di Napoleone alle camicie rosse dei Mille di Garibaldi, l’arte tintoria ha accompagnato tutta la nostra cultura comunicando i valori, l’eleganza, il potere con un linguaggio visibile, immediato, inequivocabile.
Le Marche, come altre regioni d’Europa e del mondo, hanno ospitato per lunghi secoli importanti centri di produzione ed impiego dei colori vegetali. Questa tradizione ha lasciato tracce nei toponimi (Gualdo Tadino, Sant’Angelo in Vado o le contrade Molino Indaco e Robbiano nella vallata dell’Aso) e nella lingua parlata: pochi sanno infatti che il Paese della Cuccagna deve il suo nome alle cocanie, sorta di bocce di pasta di guado usate per il trasporto e la conservazione dell’indaco.